Oiii ragazzi ecco... li ho tutti pronti fino al 7^ perchè l'ho messa sul forum di roby quindi penso che ne posterò uno al giorno
Capitolo 3°
Passeggiarono per Roma innevata, uno spettacolo meraviglioso, la neve sui tetti delle case, le luci natalizie che illuminavano la grande piazza nella quale camminavano, loro due insieme, come non succedeva da tempo.
Un ondata di malinconia attraversò il corpo di Roberta, si senti aggrovigliare lo stomaco, un profondo senso di tristezza la percosse, quasi per tutto quel tempo le avessero strappato via una parte di se, una parte del suo cuore.
Era lui, essendo romano, a condurla, a decidere dove si dovesse andare. Per tutto il tragitto non dissero niente, quasi ad entrambi bastasse solo avvicinarsi l’uno all’altra.
Arrivarono in una stradina, un po’ isolata, pensò lei. –Ecco siamo praticamente arrivati- decretò Matthias. -Finalmente- disse lei, sorridendo, scaturendo la stessa sensazione nel ragazzo che non la vedeva sorridere da un po’.
Camminò ancora per qualche metro e si fermò davanti un posto spettacolare, era il piano terra di una palazzina ottocentesca, tutta illuminata…
Entrarono, si sedettero e ordinarono qualcosa, lei si sfilò il cappotto.
-Insomma…- stava per dire lei.
Lui le prese la mano e l’ appoggiò sul tavolo, tenendola stretta alla propria, la guardò dritta negli occhi, zittendola con lo sguardo, -Io ti amo- disse lui guardandola negli occhi, come avesse detto la cosa più naturale del mondo.
Il volto della ragazza si fece sorpreso, e anche un po’ teso, -Sempre dritto al punto, chiaro e conciso, vero?- disse dopo qualche secondo, appoggiandosi le mani sul viso e sorridendo sarcasticamente.
Lui non rispose, fece solo un cenno con la testa acconsenziente, forse aveva sbagliato, lo sapeva, ma aveva bisogno di dirlo, aveva bisogno di sapere che lei ne era a conoscenza.
Il gelo che era calato tra loro si andò sciogliendo lentamente, e finirono per parlare per ore, del più e del meno, come fossero vecchi amici che non si vedevano da tempo.
-Bhe…- disse Roberta guardano l’orologio, un po’ titubante, quasi dispiaciuta –Io ho un aereo tra poco, sai, una settimana in famiglia-
-Si certo, andiamo, ti accompagno- disse lui, altrettanto dispiaciuto.
Si incamminarono verso la piazza, lei chiamò un taxi, -sta arrivando…- esclamò dopo aver chiuso la chiamata –grazie per il bel pom..- stava per continuare, quando lui si avvicinò, pericolosamente alle sue labbra, lei non riuscì più a continuare la frase, malgrado lo volesse, voleva a tutti i costi evitare quel contatto, ma lui non aveva nessuna intenzione di scansarsi, si avvicinava sempre di più, i brividi percossero la schiena della ragazza quando sentì le loro labbra sfiorarsi, e, avvolti entrambi dalla passione si lasciarono andare ad un bacio, quel bacio che aspettavano da mesi, la fusione di due anime, come poteva paragonare quell’attimo a tutti i momenti con Marco?? No, non erano lontanamente paragonabili, non provava le stesse emozioni, non sentiva le stesse farfalle nello stomaco –e si sentiva stupida a dirlo- come con Matthias, un solo bacio, perfetto, unico, appassionato, indescrivibile,di cui ormai non potevano più fare a meno, diventarono un tutt’uno, ormai non c’era posto per la loro razionalità. Non poteva più farne a meno, voleva staccarsi, anzi, pensandoci bene, non voleva affatto abbandonare proprio adesso quella sensazione di così disumano piacere, e, anche se avesse voluto non avrebbe potuto, non in quel momento.
Si staccarono, era come se Roberta si fosse risvegliata da un sogno, e purtroppo adesso doveva fare i conti con la realtà, con i problemi di sempre, per quell’attimo aveva sentito il mondo svanire.
Si allontanò di qualche centimetro, ancora incredula, chiuse gli occhi
-Io … non sono una che tradisce- di certo non era quello che aveva intenzione di dire, o che il suo cuore avrebbe voluto che dicesse, ma in quel momento le parole più sensate da formulare erano quelle.
Il ragazzo non ebbe neanche il tempo di rispondere che arrivò il taxi, lei non perse tempo e salì subito, salutandolo con un bacio sulla guancia e sussurrandogli “mi dispiace”.
La giovane non riusciva a darsi pace, sentì squillare il cellulare, controllò chi fosse, speranzosa fino all’ultimo di leggere quel nome sul display, ma non fu così, era “Marco”, non era quello il momento, lasciò squillare il cellulare, prese il su I-pode dalla borsa, si poggiò le cuffie alle orecchie e la canzone cominciò:
A un passo dal possibile
A un passo da te
Paura di decidere
Paura di me
Di tutto quello che non so
Di tutto quello che non hoQuali parole furono mai più esatte? Più dolorose? Ma soprattutto più veritiere? Nessun’altra poteva esprimere le sue emozioni così bene, così a fondo, il telefonino squillò di nuovo, un messaggio, era lui. Impaziente premette “invio”:
“come riesci sempre a sfuggirmi così?? Io non dovrei permettertelo, e poi mi ritrovo qui, ancora in piazza a pensare a qual momento magico”Decise di rispondergli, con quelle parole, del resto erano quelle le cose che provava e meglio non avrebbe saputo esprimerle.
[….]
Arrivò a Milano, controllò più volte il cellulare, niente, nessuna risposta. In aereoporto l’aspettava Marco, per un attimo si era quasi dimenticata di lui, della sua esistenza e della loro relazione…
Sorrideva, lui era davvero innamorato, le corse incontro ad abbracciarla, la baciò, ma, non riuscì a trasmetterle la stessa passione, lo stesso trasporto di Matthias.
Durante quell’abbraccio lei si rese conto di volergli bene, come un fratello, come un amico, ma sicuramente non come una ragazza ama un ragazzo, non con la stessa passione, con lo stesso fuoco, sicuramente non come lei amava Matthias.
Voleva dirglielo, voleva disilluderlo, su questo non aveva dubbi, ma stava ancora aspettando “il momento giusto” inconsapevole che sarebbe arrivato prima di quanto potesse immaginare.